7 monaci d'oro
Il Conte Raimondo Vanzelli con i suoi modi forbiti ed eleganti è un insospettabile contrabbandiere di "bionde" dalla vicina Svizzera che poi riesce a nascondere all'insaputa di suo zio frate nel suo convento, spacciandole come regali per i poveri bisognosi o nascoste in libri e dolciumi per i bambini dell'orfanatrofio. E' l'unico nipote e suo zio, Frà Ugone, stravede per lui credendolo ambasciatore di professione e benefattore per bontà d'animo. In realtà agisce in complicità col bandito Alfio che però stavolta tenta di buggerare su insistenza della sua fidanzata Veronique che lo vede sprecato col suo intelletto e le sue capacità ad accompagnarsi con un bruto come Alfio. perciò finge di essere fermato dalla polizia poco fuori Roma e fa credere al complice che il carico gli è stato sequestrato. In realtà lo ha nascosto come sempre dallo zio frate. Qui, attraverso un pertugio di un pozzo, scopre che nei locali adiacenti, una banda di mafiosi italo americani e tedeschi ha nascosto un enorme bottino in lingotti d'oro trafugati ad una banca svizzera. Il fervido Raimondo studia subito un piano per impossessarsene arruolando una banda improvvisata di elementi tutt'altro che validi. Lapo Polcacci, detto 'Passepartout' in realtà è uno che rimane chiuso perfino in bagno e deve chiamare soccorsi per aprirgli. Nando Cifrino, detto 'il fuga' deve ringraziare le amnistie visto che in ogni fuga finiva sempre in mano ai carcerieri per calcoli errati. Vesuvio, poi, napoletano spacciato per grande acrobata ha in realtà una paura fottuta del vuoto. Questi uniti ai soliti della banda, Amilcare, Scucchia e il vecchio e sdentato Lambrusco, falliscono un primo tentativo di calarsi dall'alto nel locale dove è custodito l'oro, per poi riuscirvi passando dal sottosuolo. I lingotti vengono nascosti dallo zio frate e spacciati per cioccolata svizzera viste le scritte sulle casse. Poi Raimondo per far calmare le acque, travestito da vescovo chiede allo zio di ospitare sei fraticelli di passaggio e, forniti di saio i suoi uomini, vengono insospettatamente ospitati. Il boss mafioso Lucky Marciano, schiumante rabbia è però sulle loro tracce e si fa a sua volta ospitare in convento travestito coi suoi scagnozzi. Lo stesso fa il compare Alfio che ha subodorato di essere stato fregato con le sigarette. Ecco allora Raimondo avere la brillante idea con la sua fidanzata di riprendersi l'oro e fonderlo per farne sparire le tracce per poi dire ai suoi complici che si trova in fonderia a Terni dove la sua fidanzata farà invece accorrere la polizia. Lui porterà l'oro in una fonderia romana senza destare sospetti. Ma sul più bello suo zio lo scopre mentre traffica con le casse d'oro e prontamente Raimondo gli racconta che è in realtà del bronzo dorato che fonderà per donargli la campana che manca al convento e che lui desidera da tanto tempo. Insomma doveva essere una sorpresa che però adesso è stata scoperta ancorché lo zio ne è comunque felicissimo. I suoi complici credendo al piano originale lo portano con loro per evitare sorprese e si ficcano in trappola a Terni. Tempo dopo, scontata la pena, i nostri sono di nuovo tutti insieme di fronte a quel convento la cui campana ha un notevole luccichio. Ci vorrà una scala più lunga stavolta e anche una corda robusta ..
Brillante commedia sulla scia del successo de I sette uomini d'oro e che richiama anche I soliti ignoti, condividendone in parte alcuni protagonisti, con un divertente Raimondo Vianello attorniato da ottimi comprimari e dal solito bonario ma arguto Aldo Fabrizi.
Italia 1966
Regia: Marino Girolami
Musiche Piero Umiliani
con
Raimondo Vianello: Conte Raimondo Vanzelli
Aldo Fabrizi: Frà Ugone
Magda Konopka: Veronique
Gino Buzzanca: Alfio
Marc Lawrence: Lucky Marciano
Ignazio Leone: Lapo Polcacci, detto 'Passepartout'
Ugo Fangareggi: Scucchia
Enzo Andronico: Amilcare
Carlo Taranto: Vesuvio
Memmo Carotenuto: Nando Cifrino, detto 'il fuga'
Carlo Pisacane: Lambrusco
Nino Vingelli: Totonno
Silvio Bagolini: Frate guardiano
Carlo Rizzo: Vigile
Riccardo Billi: Orazio
Alberto Bonucci: il podista francese
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