Yankee
C oncho, un corpulento e sanguinario bandito, detta legge in un villaggio nei pressi del confine messicano. Chi si oppone al suo potere finisce impiccato o riempito di piombo. Ma ha appena attraversato il confine americano uno strano pistolero senza nome, che ben presto verrà chiamato da tutti "yankee". In tono spregiativo da Concho al quale si è rivolto il tipo per proporgli un curioso affare. Il Grande Concho come pretende di essere chiamato è tutt'orecchi e non crede di aver sentito bene quando l'americano gli propone di vendere la pelle di tutti i suoi uomini, che a quanto pare hanno ognuno una discreta taglia sul groppone. In blocco renderebbero molti quattrini, ma il tutto viene fortunatamente accolto tra le risate generali e buon per lo yankee che offra in cambio di tale affronto, una partita d'oro che ha nascosto in una miniera abbandonata. Accompagnato da Denti d'oro, su ordine di Concho che gli raccomanda di portarsi "quattro svegli", dovrà recarsi alla miniera e consegnare l'oro o beccarsi in cambio piombo caldo in quantità sul posto. Ovviamente lo yankee si sbarazza dei "quattro svegli" e rimanda indietro Denti d'oro ferito, ad avvertire il capo che venderà tutti quelli della banda morti e Concho per ultimo come segno di rispetto, ma stavolta l'affare lo farà da solo. E' l'inizio di una guerra tra la banda e l'americano che arriva perfino a rapire la bella e sensuale Rosita, la donna del capo, e portarla prigioniera in un villaggio abbandonato. Qui attira la banda e inizia un lento e logorante gioco di imboscate e lugubri minacce, urlate quasi fosse un fantasma, per terrorizzare i banditi. Ma il Concho lo sorprende e cattura e per lui sarebbe la fine se non intervenisse Luiz a liberarlo per mettersi a sua volta in società con lui. L'americano si prende subito la sua rivincita e durante l'ennesima razzia del Concho a un carico d'oro militare trasportato su zattere, lo affronta dopo aver eliminato tutta la sua banda con l'aiuto del traditore Luiz. Resta il classico "triello" con Luiz che perisce per mano di Concho e questi, alla fine di un teso faccia a faccia, per mano dello yankee che può riattraversare il confine con una parte dell'oro appena rubato ai militari. Il resto lo lascia al becchino del paese e ai suoi abitanti che per tanto tempo hanno sofferto per le angherie del Concho.
Buoni esterni spagnoli e due protagonisti di rilievo per un western non certo all'altezza dei migliori nel panorama del genere nostrano. Tuttavia alcuni tagli e inquadrature sono efficaci al punto che quando vedi il nome del regista inizi a capire il perché e il tutto magicamente si rivaluta. Non è facile ma già si intravede lo stile proprio di Tinto Brass in quei dettagli immagine e inquadrature di particolari ravvicinati, nonché nell' evidente erotismo dell'unica protagonista femminile, valorizzata sensualmente in ogni scena in cui appare.
Yankee
Italia, Spagna 1966
Regia: Tinto Brass
Musiche Nini Rosso, Puccio Roelens
con
Philippe Leroy: Yankee
Adolfo Celi: Grande Concho
Mirella Martin: Rosita
Jacques Herlin: Filosofo
Tomás Torres: Luiz
Francisco Sanz: Consalvo
Franco De Rosa: Faccia d'angelo
Pasquale Basile: Denti d'oro
Giorgio Bret Schneider: Pittore
Renzo Pevarello: Portoghese
Antonio Basile: Tatuato
Tomas Milton: Tom
Víctor Israel: Sceriffo
César Ojinaga: Vice sceriffo
Valentino Macchi: Garcia
José Halufi: Perro
e con
Osiride Pevarello
Henriqetta Senalada
José Jalufi
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