Tex e il signore degli abissi
D icono che venisse dal nord come il vento gelido che d'inverno spazza le pianure della grande prateria: Tex Willer. Dalle estreme regioni delle montagne d'argento alle azzurre acque del fiume dalle lunghe canoe, il suo nome era pronunciato con timore. La morte gli cavalcava al fianco pronta a ghermire chiunque violasse la legge dell'uomo bianco. Ma il suo spirito correva libero oltre ogni frontiera. Così anche le genti indiane impararono presto a conoscerlo e a rispettarlo chiamandolo Aquila della Notte. Poi venne il giorno in cui egli unì il suo sangue al sangue guerriero dei Navajos e dopo poche lune la sua fronte si cinse della fascia del comando: il sacro Wampun. La storia si confonde nella leggenda in un tempo perduto tra magia e realtà. Lasciate che vi narri di quest'uomo e dei giorni avventurosi che lo resero immortale... racconta uno stregone davanti al fuoco nella sua tenda mentre un impolverato e indolenzito Kit Carson, preceduto da segnali di fumo, giunge al villaggio dove Tex lo accoglie con un caffè caldo prima di fargli sputar fuori il rospo che senza meno ha in gola. Infatti racconta che l'esercito li ha incaricati di indagare sull'ennesimo grosso furto di fucili di nuovissima fabbricazione subìto nella zona. Tiger Jack si unisce ai due e insieme scoprono l'indomani i resti del convoglio e la brutta fine riservata alla sua scorta, rinvenendo cadaveri incredibilmente mummificati. In paese non sanno spiegarsi lo strano fenomeno fin quando Pablito, un indiano Yaqui al servizio di Mr. Jim Bedford, uccide un suo impiegato che sta per rivelare quanto sa ai rangers. Tex aveva appena smazzolato Mr. Bedford e scoperto che le armi venivano rubate da El Dorado e la sua banda di messicani in combutta con lui. Poi nella sparatoria seguente all'accorrere dei suoi scagnozzi, i nostri avevano dovuto rispondere al fuoco facendo piazza pulita e solo quell'uomo era rimasto vivo prima di diventare una mummia dura come la roccia. E' tempo di ricorrere a El Morisco che vive nei paraggi, per cercare di capire che cosa sta succedendo e lo studioso, da un amuleto strappato dai nostri all'indio, scopre che cela all'interno delle minuscole pietre che un successivo esperimento dimostra essere la causa di quelle strane morti. Hanno senz'altro origine lavica e la zona che può averle prodotte è solo sulla Sierra Encantada dove vive una strana popolazione dedita al culto degli antichi Dei precolombiani. Eusebio, il fido servitore del Morisco conferma la storia e avverte di stare alla larga da quel luogo di morte. Ma i nostri sono di altro parere e ben presto scoprono che le armi vengono vendute in cambio di oro a quei fanatici, che sotto la guida della Pricipessa Tulac e del divino Kanas, vogliono sollevare tutte le popolazioni indiane scatenando una guerra contro l'uomo bianco. In una roccaforte nelle cui viscere scorre la lava, un sinistro figuro chiamato il Signore degli Abissi, con il corpo ormai contaminato da quelle sostanze nocive, sta tuttavia producendo moltissime pietre velenose da consegnare alla principessa per il trionfo in guerra. Tex non ha tempo da perdere e dapprima induce il vecchio capo Magua a non allearsi con quei folli che porteranno alla rovina tutto il popolo rosso. Poi con i suoi pards dà l'assalto al covo dei fanatici e tra ribaltamenti di sorte e difficoltà varie, riuscirà a regolare i conti con tutti, mentre la montagna si mangerà scoppiando tutto ciò che restava di quelle antiche rovine. Lo stregone riprende il racconto facendoci chiaramente capire che non è che il primo di altri episodi che ci narrerà ...
Non sarà così perché il film ebbe una cattiva sorte di critica e pubblico, tale da far desistere il Bonelli, qui nelle vesti del narratore indiano facilmente riconoscibile, dal proseguire nel progetto di dare vita al suo personaggio non solo al cinema ma anche in TV. Tuttavia rivisto oggi è un film che ha un suo fascino e magari con un'altra storia tra quelle più avvincenti del fumetto, avrebbe senz'altro avuto ben altro riscontro. Ad esempio avrei preferito un Tex che con i suoi ripulisce una zona da un prepotente, ammanicato magari a politici corrotti, piuttosto che vederlo all'opera tra effetti speciali grotteschi perché inadeguati in quell'epoca. Infatti le scene con sparatorie e scontri con messicani prima e Yaqui poi, sono di buonissima fattura, grazie anche agli esterni spagnoli più che azzeccati. Perde invece - e ritorno alla scelta azzardata della storia - negli interni cavernosi con finta lava da ambientazioni peplum più che western. Ottimi gli interpreti con buona resa dei personaggi e soprattutto degli indiani che nei nostri western rappresentavano da sempre il punto debole, non avendone di veri. Stavolta Tessari li sa mettere in scena con tutti i crismi atti ad esaltarli e gli scenari spagnoli contribuiscono alla grande a questa riuscita.
Tex e il signore degli abissi
Italia 1985
Regia: Duccio Tessari
Musiche Gianni Ferrio
con
Giuliano Gemma: Tex Willer
William Berger: Kit Carson
Carlo Mucari: Tiger Jack
Peter Berling: El Morisco
Aldo Sambrell: El Dorado
Isabel Russinova: principessa Tulac
Charly Bravo: Pablito
Flavio Bucci: Kanas
Riccardo Petrazzi: il signore degli abissi
Hugo Blanco: Magua
Pietro Torrisi: Quetzal
José Luis de Vilallonga: dottor Warton
Frank Braña: Mr. Jim Bedford
Riccardo Pizzuti: Pedro
Ricardo Palacios: contrabbandiere di whisky
Gian Luigi Bonelli: narratore indiano
premesso che le opinioni vanno sempre rispettate e che la critica fa il suo mestiere, quello che conta è capire se i personaggi così noti e popolari siano stati affidati ad attori idonei e sfido chiunque a non vedere Giuliano Gemma parimenti popolare nei panni del ranger per non tacere della bella prova resa da William Berger .. possiamo discutere su Tiger ma nemmeno tanto poiché anche lui è ben interpretato e concordo invece sulla storia scelta per l'esordio sullo schermo che per quei tempi era difficile da trasporre con magie ed effetti non certo come quelli che la moderna computer grafica mette oggi a disposizione .. in complesso un film da rivalutare senz'altro e di ottima fattura ;)
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